I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 8° – Trova il corretto inizio nella tua storia

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

8 – Trova il corretto inizio nella tua storia

Come in una corsa di Formula 1, una buona partenza offre più alte probabilità al pilota di fare una buona gara, anche in un romanzo, le prime pagine sono il punto di ingresso nel cuore dei lettori. Per questo motivo, molto degli scrittori iniziano la propria opera con una scena accattivante, non necessariamente l’inizio temporale della storia.

Quindi, quando si definisce il template della narrazione e si disegnano gli intrecci tra i personaggi, le scene chiave e la conclusione, una speciale attenzione deve essere data al primo capitolo.

Alcuni, ad esempio, scelgono una parte della scena finale e poi raccontano i passi per raggiungerla, altri aprono con una scena incomprensibile, ma strategica e pian piano sviluppano gli altri tasselli del puzzle, altri ancora partono da un punto essenziale e poi lo ripercorrono nuovamente con la narrazione.

Una buona partenza potrebbe essere quello che viene definito l’incidente scatenante, ossia un avvenimento che stravolge l’equilibrio portando al conflitto o ad altri sviluppi.

Immaginiamoci una donna sui trent’anni che si sveglia da sola in ospedale e non ricorda nulla del motivo per il quale si trova lì, ma si accorge di essere piantonata dalla polizia… viene voglia di continuare a leggere, vero?

Anche l’ambientazione particolare aiuta a stimolare l’interesse. Il letto nella quale la donna si sveglia potrebbe essere dentro un ospedale militare e i medici vestiti in uniforme.

Un grande esempio è “It” di Stephen King, che vi invito a leggere con me.

Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato di sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia.
La barchetta beccheggiò, s’inclinò, si raddrizzò, affrontò con coraggio i gorghi infidi e proseguì per la sua rotta giù per Witcham Street, verso il semaforo che segnava l’incrocio con la Jackson. Le tre lampade disposte in verticale su tutti i lati del semaforo erano spente, in quel pomeriggio d’autunno del 1957, e spente erano anche le finestre di tutte le case.

Stephen King avrebbe potuto riempire le prime pagine con mille altri episodi del suo corposo capolavoro, ma decise di descrivere l’episodio chiave con una narrazione magistrale, facendo intravedere l’agghiacciante contenuto già dalla prima frase, immergendo il lettore nella storia e catapultandolo nella lettura.

Trovo anche l’incipit di Maurizio Maggiani ne “Il viaggiatore notturno” qualcosa di tremendamente accattivante.

Ascoltate, è ancora il tramonto sul colle dell’Assekrem. Giallo, ocra, azzurro, oltremare, carminio. Cielo, terra, montagne e valli. Tutto.
Ma giù nelle gole c’è già il crepuscolo e la notte. Rosa, terra bruciata, viola, nero. Il nulla laggiù.
L’aria è così limpida che l’increspatura dell’ultimo orizzonte potrebbe essere all’altro capo del mondo. Se la Terra fosse piatta. E il fondo della valle su cui sta poggiando la roccia dell’Assekrem, il centro della Terra. Se il cuore della Terra fosse freddo come i crepacci a quest’ora della sera.
Sono seduto su un cumulo di sassi. I sassi sono identici a qualche altro miliardo di sassi disseminati in questo deserto di pietra, ma sono impilati con la massima cura: sono seduto sopra un monumento funerario.
La tomba di un uomo.

Con queste poche frasi descrive un paesaggio al calar della sera, e al lettore sorge la naturale curiosità di sapere perché il protagonista narratore sia seduto su una tomba.

Oltre alla dettagliata descrizione, l’autore crea anche altri due elementi importanti: l’atmosfera e il desiderio di scoprire.

Qualsiasi commento, scrivilo nel post.

I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 7° – Mantieni le promesse

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

7 – Mantieni le promesse

Quando il potenziale lettore si avvicina al tuo libro, ne legge il titolo, la sinossi, rimira con curiosità le immagini della copertina, forma nella sua mente un’idea di cosa troverà nel libro, maturando aspettative e fantasticando su dove il romanzo lo porterà.

Questo processo non si limita alla fase della scelta, ma è un meccanismo continuo che il lettore sviluppa con la lettura. Si chiederà che fine farà il personaggio, quali disavventure gli accadranno e via dicendo.

Se vi è capitato di leggere un libro di Angela Marson, avrete compreso perfettamente quello che Rushdie consiglia. Tra un capitolo e i successivi, la geniale autrice di gialli, crea e rinnova continuamente un “contratto” con i lettori, genera aspettative, incrementa la tensione e consente ai suoi fans di appassionarsi sempre di più alla storia.

Su questo tema Rushdie sostiene: «Devi informare il lettore sul tipo di storia che gli racconterai. Se gli piacerà l’idea, rimarrà attaccato al tuo romanzo come un uomo in mezzo al mare al suo salvagente. Penso che la cosa peggiore per uno scrittore sia fare una promessa al lettore sul tipo di storia che gli racconterai e poi non mantenerla. Non puoi rescindere il contratto con lui. Definisci le aspettative e mantienile».

Qualsiasi commento, scrivilo nel post.

I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 6° – Scrivi di persone insodisfatte

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

6 – Scrivi di persone insoddisfatte

Il conflitto è un elemento importantissimo di qualsiasi storia.

Indipendentemente da quale modello voi stiate seguendo, il conflitto sarà un punto critico da inserire necessariamente nel corso della narrazione. Potrebbe essere un conflitto interiore, oppure una battaglia tra due o più persone. Quando esiste uno scontro si generano emozioni contrastanti, preoccupazione, rabbia, scoramento e via dicendo.

Su questo tema Rushdie sostiene: “Se le persone sono sempre felici, la storia non esiste“.

Credo che sia facile condividere questo pensiero. Facciamo l’esempio di Cenerentola. Che racconto sarebbe se lei fosse felice e contenta, se andasse al ballo insieme alle sorellastre, se la matrigna le volesse bene e se il principe la baciasse durante il ballo al castello?  La favola sarebbe piatta e poco avvincente. Invece quando si inseriscono ostacoli nel percorso come la cattiveria della matrigna e delle sorellastre, lo strappo del vestito della madre, i pianti nella soffitta, la presenza della fata matrigna che l’aiuta ma pone a sua volta un ostacolo temporale, anche una storia per bambini diventa avvincente e accattivante.

Il conflitto e l’insoddisfazione sono centrali in ogni storia, perché il lettore si immedesima e si lega fortemente con il personaggio infelice e soprattutto al suo riscatto.

Pertanto, scrivi di persone insoddisfatte.

Qualsiasi commento, scrivilo nel post.

I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 5° – Quando hai un’idea, scrivila subito!

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

5 – Quando hai un’idea, scrivila subito!

Ti è mai venuta l’ispirazione per un passo del tuo romanzo mentre sei alla guida? Ti è mai venuta in mente un’idea quando guardi un film?

A me è capitato molte volte. Una volta mentre stavo guidando in autostrada, ascoltavo la radio e il DJ raccontò di un episodio accaduto in Kenia di una veterinaria che aveva tolto uno scarpone dalla bocca di un coccodrillo perché non riusciva più a mangiare. Era il passo che mi mancava per dare creatività alla mia storia. Tuttavia, quando arrivai a destinazione, mi ricordavo la metà dei dettagli che lo speaker aveva descritto. Da allora, quindi ho imparato a fermarmi e a scriverla subito. Anche quando guardo un film e trovo un dialogo interessante, lo interrompo per un attimo e scrivo ciò che mi ha colpito. Solo dopo aver terminato, riprendo la visione. Perché se aspetti troppo tempo o ti distrai con altri argomenti, l’idea svanisce oppure non è altrettanto nitida come appena accaduta.

Anche Rushdie sostiene che gli succeda la stessa cosa. Lui descrive soprattutto le idee e le osservazioni che sorgono al momento del risveglio e suggerisce di stenderle immediatamente quando ti colpiscono.

“Ci sono cose che senti, emozioni che provi… e se non le scrivi in ​​quell’istante, non le ricorderai mai più. Quindi, abituati a trascrivere subito le tue osservazioni“. È la sintesi del contenuto.

Fatemi sapere se capita anche a voi. Un caro saluto.

I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 4° – Distingui tra stile e voce

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

4 – Distingui tra stile e voce

Lo stile è il modo in cui il narratore racconta. La voce è il segno distintivo dell’autore, l’impronta digitale. Lo stile può essere paragonato all’inflessione dialettale, che a volte incide anche nei termini lessicali. In tanti che appartengono alla comunità parlano con quell’inflessione, ma la voce rimane inconfondibile per ognuno di essi.

Rushdie ricalca questo concetto affermando:

“Lo stile è il modo in cui scegli di aderire – o di infrangere – le regole della forma classica. La voce è il tuo tocco come autore. È ciò che rende unica la tua opera. Lo stile dipende dal pezzo, la voce no. La tua voce si mostra in qualsiasi storia tu stia scrivendo.”

Rushdie dichiara che ogni romanzo può avere regole specifiche di scrittura. Se, ad esempio, ambientassimo la nostra opera al 1800, i personaggi dovrebbero utilizzare il “voi” e non il “lei”, dovrebbero usare una terminologia più ricercata, porre molta attenzione ai costumi e alle usanze di quel periodo. Oppure, se tu stessi descrivendo un personaggio rozzo all’interno di un carcere, dovresti utilizzare un linguaggio più grezzo, meno curato, con errori di lessico, con termini codificati, tipici dell’ambiente in cui si muove.

In sintesi, Rushdie dichiara che ogni pezzo di scrittura richiede decisioni stilistiche specifiche.

Invece, la tua voce non ti abbandonerà mai, potrà evolversi, derivare leggermente seguendo le modifiche del tuo carattere o della tua personalità, adeguarsi ai toni difficili che stai vivendo, ma resterà sempre la tua voce e ti seguirà in tutto ciò che scrivi.

Lasciatemi commenti se vi va.

I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 3°

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

3 – Lavora vicino al toro

Rifacendosi a un’idea di Hemingway che diceva che la corrida di oggi è troppo perfetta e il matador resta tanto vicino al toro che sembra quasi necessario disporre di un toro su ordinazione, Rushdie sottolinea come in realtà chi scrive dovrebbe essere come i più grandi matador e restare il più vicino possibile al toro.

Più vicino è il matador all’animale pericoloso, più l’esperienza è indimenticabile per lo stesso professionista e per il pubblico.

Pur considerando la corrida uno spettacolo crudele e non di suo interesse Rushdie ribadisce che l’atteggiamento del matador può essere utile agli scrittori. Se ci avviciniamo al pericolo tanto da renderlo scottante come un fuoco per chi legge, la storia assume un significato indimenticabile come la più pericolosa delle corride.

Per fare un esempio, se stiamo descrivendo una persona nascosta in una casa pronta a colpirci, dovremo descrivere i dettagli di ogni movimento del protagonista nella direzione del potenziale assassino; raccontare le immagini in penombra, gli scricchiolii del pavimento, il rumore del respiro, la sensazione di paura, l’immagine riflessa della cucina sottosopra, il tentativo di fuggire e l’essere rincorsi dal potenziale assassino. Tutti elementi che sappiamo ben descrivere e che dobbiamo farli percepire come se li vivessimo noi stessi in prima persona.

Durante il prossimo articolo tratteremo un altro consiglio: la capacità di distinguere tra stile e voce.

I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 2°

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

  1. Scrivi di argomenti “profondamente necessari”

Il modo migliore di descrivere un argomento è farlo attraverso la nostra esperienza personale. Nora Roberts disse “Se hai vissuto fino a diciannove anni, hai materiale per i tuoi romanzi per tutta la vita.” E lei, ricordiamolo, è una delle scrittrici più prolifiche della storia della letteratura. Scrive per otto ore tutti i giorni. Anche se decidiamo di scrivere romanzi, facciamolo attraverso l’ispirazione che ci deriva dalla nostra esperienza. Lo troveremo stimolante perché viene dal nostro profondo e risuonerà più autentico.

Rushdie ribadisce che siccome ci sono già milioni di libri nel mondo, non serve aggiungerne un altro all’elenco. L’unica ragione perché questo sia apprezzato e riconosciuto è che sia “profondamente necessario” e personale. Questo concetto può essere difficilmente declinabile se non attraverso le emozioni.

Se durante la stesura del nostro romanzo, ci emozioniamo, probabilmente il nostro lettore farà altrettanto. Io ho un paio di romanzi che ho iniziato e mollato a metà perché non mi trasmettevano l’emozione di cui ho bisogno per sentire il libro veramente mio, la storia parte della mia esperienza.

I consigli di scrittura di Rusdie in pillole

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

  1. Impara da te stesso

Il tempo presente, dominato dal vivere superficiale, sembra aver dimenticato l’importanza decisiva di un’autentica e profonda conoscenza di sé. Quando Socrate esortava i propri giovani seguaci a scendere nella propria interiorità, conoscerne i lati oscuri e gli spiragli di luce, esaminare il proprio essere più profondo al fine di raggiungere l’essenza della verità, aveva l’obiettivo di renderli consapevoli e ogni giorno migliori. Come sancito nell’Agamennone di Eschilo dal principio “non c’è conoscenza senza sofferenza”, si comprende come il percorso di approfondimento interiore sia lungo e faticoso.

Ma la scrittura, invece di attenderci al termine del cammino, ci aiuta a percorrerlo, anticipando i nostri passi e guidandoli mediante lo sforzo che ogni scrittore compie per descrivere la propria esperienza attraverso i libri. Quando Rushdie dichiara che il modo migliore per attingere alla tua abilità di scrittura sia acquisire familiarità intima con te stesso e con tutto ciò che risulta importante per te, racconta proprio questo sentiero, racconta dei più grandi talenti nella scrittura che conoscono le proprie motivazioni e le loro più profonde difficoltà ma attingono a quella conoscenza di sé per produrre un’opera che i lettori possano ricordare.

Gran parte dell’abilità dello scrittore deriva dalla tua comprensione di chi sei e di cosa hai bisogno di dire al mondo.“, afferma Rushdie.

Il fascino degli pseudonimi

Photo by Mikhail Nilov on Pexels.com

Tutti conosciamo Agatha Christie per la sua capacità iconica di intrecciare storie misteriose con una svolta inaspettata e un cast di personaggi familiari, come, ad esempio, Hercule Poirot e Miss Marple. Ma durante il suo successo come rinomata autrice di gialli, Agatha Christie decise di scrivere e pubblicare storie rosa in agrodolce sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott, Lo scellse con estrema cura. Mary era il secondo nome di Agatha e Westmacott era un nome di famiglia. Sorprendentemente, i fan hanno impiegato quasi vent’anni a scoprire la connessione tra le due autrici.

Tutti gli appassionati di lettura conoscono George Orwell soprattutto per i suoi romanzi di critica politica “1984” e “La fattoria degli animali”. Ma non tutti sanno che George Orwell era lo pseudonimo di Eric Arthur Blair, appassionato attivista politico, saggista, giornalista e autore americano. Poiché il suo primo libro, “Senza un soldo a Parigi e a Londra”, pubblicato nel 1933, era uno spaccato di storia personale, Blair decise di usare il famoso pseudonimo in modo che la sua famiglia rimanesse ignara di un periodo critico della sua vita trascorso in povertà. Lo pseudonimo scelto da Blair era una combinazione di San Giorgio d’Inghilterra e il fiume Orwell, uno dei suoi luoghi preferiti. Il resto della sua carriera di scrittore è storia della letteratura, al punto da aver generato il neologismo “orwelliano” per intendere il pensiero sull’utopia negativa, sul totalitarismo e sulle sue diverse, possibili manifestazioni.

Benjamin Franklin è un nome che spesso ci fa immaginare un uomo in piedi in mezzo a un campo, con l’aquilone in volo, la chiave attaccata al filo, per quanto falsa possa essere questa storia. Sebbene molti riconoscimenti siano attribuiti a questo padre fondatore, un aspetto della sua vita rimane ancora in gran parte sconosciuto. Il fratello di Benjamin Franklin, James, possedeva un giornale chiamato “The New-England Courant”. Il giornale si è concentrato principalmente sulla critica e l’argomentazione contro le opinioni politiche e religiose di Boston. Benjamin Franklin, allora sedicenne, voleva fare il suo debutto come giornalista per il giornale di suo fratello. Ma invece di seguire la strada tradizionale, Franklin ha scelto di infilare una busta con le sue osservazioni sotto la porta dell’ufficio del giornale usando lo pseudonimo di Mrs. Silence Dogood. Ha scritto quattordici articoli con questo pseudonimo e tutti sono stati ben accolti. I primi due pezzi raccontano un estratto della sua vita. La prima in particolare, inizia come segue:

“Al momento della mia nascita, i miei genitori erano a bordo della nave nel loro viaggio da Londra al nord dell’Inghilterra. Il mio ingresso in questo mondo tormentato fu accompagnato dalla morte di mio padre, una disgrazia che, sebbene non fossi allora capace di intendere, non potrò mai dimenticare. Mentre lui, pover’uomo, stava sul ponte della nave, gioendo per la mia nascita, un’onda spietata lo travolse e in un attimo lo gettò in mare e se lo portò via. Così fu il primo giorno che aprii gli occhi, e l’ultimo che fui visto da mio padre; e così la mia sconsolata mamma fu divenne madre e vedova in un colpo solo.”

C.S. Lewis è considerato uno dei padri della narrativa fantasy e uno degli autori più noti e influenti del nostro tempo, producendo libri importanti come “Le lettere di Berlicche”, “Il cristianesimo così com’è”, “Lontano dal pianeta silenzioso” e, naturalmente, la serie “Le cronache di Narnia”. Ma molto prima di diventare un famoso autore fantasy, C.S. Lewis ha prodotto due libri con lo pseudonimo di Clive Hamilton. Lo pseudonimo era una combinazione del nome di Lewis, Clive, e del nome da nubile di sua madre, Hamilton. “Spirits in Bondage” è stata la prima opera di poesie pubblicata di Lewis sotto tale pseudonimo, pubblicata quando aveva solo vent’anni ed era appena tornato dal servizio militare. Ha continuato la carriera di poeta pubblicando il lavoro successivo, “A Cycle of Lyrics” (“Dymer” fonte Wikipedia). Tuttavia, entrambi i libri hanno attirato poca attenzione, quindi l’autore ha deciso di dedicarsi alla narrativa. E tutto il mondo è felice che lo abbia fatto!

J.K. Rowling è un nome ormai famoso, principalmente per la serie di Harry Potter. Talento innato, a sei anni scrisse la storia di Rabbit, un coniglio malato di morbillo, mentre a dodici scrisse un romanzo che trattava di sette diamanti maledetti. Ma sapete che la celeberrima autrice ha scritto anche sotto lo pseudonimo maschile di Robert Galbraith? Nello specifico si tratta di cinque libri polizieschi appartenenti ad una serie intitolata Cormoran Strike, dal nome del personaggio principale, investigatore privato e veterano della guerra in Afghanistan. L’autrice ha ammesso che le piace scrivere sotto un personaggio maschile, affermando di essere stata ispirata da autori come Agatha Christie, Ruth Rendell e P.D. James. La Rowling desiderava “cominciare da zero” con la serie Cormoran Strike, non volendo che il successo dei suoi altri romanzi influenzasse il feedback che avrebbe ricevuto. Questo obiettivo non fu tuttavia raggiunto, in quanto la reale paternità del primo romanzo della saga, intitolato “Il richiamo del cuculo” venne ben presto scoperta. Amazon ha dichiarato che le vendite del libro sono aumentate di circa il 500.000% nella sola mattinata dopo la notizia della reale identità dell’autrice.

Il nome dello pseudonimo era stato creato in parte a causa di Robert F. Kennedy, l’eroe della Rowling, e di un sogno d’infanzia di essere ribattezzato “Ella Galbraith”.

Nora Roberts è un’autrice di fama mondiale di oltre 225 romanzi rosa a sfondo thriller, al punto da essere stata la prima autrice inserita nella Romance Writers of America Hall of Fame. Oltre ad essere una grandissima scrittrice, era anche una cintura nera nell’utilizzo di pseudonimi, addirittura tre, per la pubblicazione dei suoi romanzi.

Forse quello più conosciuto era J.D. Robb, mediante il quale ha iniziato a pubblicare romanzi thriller, con la promessa di attirare una fascia completamente nuova di lettori. Da quando ha debuttato il nono libro della serie In Death, ogni singolo romanzo di J.D. Robb ha raggiunto la lista dei bestseller del New York Times. Roberts non ha rivelato la sua vera identità fino all’uscita del dodicesimo libro. Ciò ha generato una vera e propria rivoluzione frenetica tra i fan romantici di Robert che cercavano gli altri suoi libri. Roberts, nonostante i suoi 72 anni non mostra segni di voler smettere di pubblicare sotto J.D. Robb, e nonostante gli oltre quaranta libri, continua a essere molto ricercata dai suoi appassionati lettori.

Conosciamo tutti e amiamo l’iconica storia di “Piccole Donne”, scritta da Louisa May Alcott, uno dei romanzi femministi più famosi della storia. Il libro ha dato origine anche ad un paio di film magistralmente interpretati da Katherine Hepburn e Elizabeth Taylor. Ma anche la Alcott utilizzava pseudonimi. Con quello di Flora Fairfield iniziò a scrivere poesie e racconti per riviste nel 1852, mentre con quello di A. M. Barnard ha pubblicato quattro romanzi. Il suo anonimato come autrice principalmente per bambini terminò rapidamente dopo la pubblicazione di Piccole donne nel 1868, sebbene continuasse a scrivere storie rivolte alla fascia adulta sotto i suoi altri pseudonimi.

Louisa May Alcott lasciò una bella eredità dopo la sua morte a 56 anni. Le sue storie hanno ispirato un amore per la lettura che molti autori cercheranno per sempre di replicare.

Se ti è piaciuto l’articolo, fammelo sapere. Un abbraccio.