Forse vi chiederete il perché di questo titolo. Chi si diverte a scrivere libri, sa che 100.000 parole rappresentano un libro di 400-500 pagine. Un traguardo importante e difficile da raggiungere. Nessuno dei miei quattro romanzi ha superato le 60.000 parole, ma con il quinto sto cercando di avvicinarmi il più possibile a questo traguardo. Perché?
Da accanito lettore ho scoperto di provare più piacere a leggere libri lunghi (ovviamente ben scritti) rispetto a quelli brevi. E ho scoperto che i libri corposi vendono maggiormente di quelli smilzi. Credo di aver trovato tre convincenti ragioni:
Abitudine allo stile narrativo – quando inizio un romanzo sono costretto a tornare qualche volta su frasi già lette per comprenderne a fondo il significato. Mentre verso la fine del libro la mia lettura scorre più veloce. Ci siamo mai chiesti il perché? Perché lo stile narrativo si assimila, ci si avvezza alle parole utilizzate, ai ritmi, alle espressioni e ci si innamora pian piano di ciò che l’autore descrive. Chi vorrebbe interrompere una storia d’amore?
Rapporto qualità (quantità)/prezzo – i volumi più lunghi costano poco di più di quelli brevi ma impegnano molto più tempo nel piacere della lettura. Anche solo per una questione meramente economica, i lettori preferiscono aver speso bene i propri soldi e crogiolarsi in una storia di valore che dura a lungo.
Effetto grande lettore – ai lettori piace essere ammirati dagli amici per il numero di pagine lette al mese, per la quantità di libri depennati dalla lista dei preferiti. Si confrontano con amici, lo scrivono sui blog, ne fanno un vanto quando nella sala di aspetto leggono un libro di spessore (non solo letterario). Si genera l’effetto maratona, rispondendo alle domande del tipo: “quanto tempo ci hai messo a leggere l’ultimo di Ken Follet?” con “una settimana”