I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 6° – Scrivi di persone insodisfatte

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

6 – Scrivi di persone insoddisfatte

Il conflitto è un elemento importantissimo di qualsiasi storia.

Indipendentemente da quale modello voi stiate seguendo, il conflitto sarà un punto critico da inserire necessariamente nel corso della narrazione. Potrebbe essere un conflitto interiore, oppure una battaglia tra due o più persone. Quando esiste uno scontro si generano emozioni contrastanti, preoccupazione, rabbia, scoramento e via dicendo.

Su questo tema Rushdie sostiene: “Se le persone sono sempre felici, la storia non esiste“.

Credo che sia facile condividere questo pensiero. Facciamo l’esempio di Cenerentola. Che racconto sarebbe se lei fosse felice e contenta, se andasse al ballo insieme alle sorellastre, se la matrigna le volesse bene e se il principe la baciasse durante il ballo al castello?  La favola sarebbe piatta e poco avvincente. Invece quando si inseriscono ostacoli nel percorso come la cattiveria della matrigna e delle sorellastre, lo strappo del vestito della madre, i pianti nella soffitta, la presenza della fata matrigna che l’aiuta ma pone a sua volta un ostacolo temporale, anche una storia per bambini diventa avvincente e accattivante.

Il conflitto e l’insoddisfazione sono centrali in ogni storia, perché il lettore si immedesima e si lega fortemente con il personaggio infelice e soprattutto al suo riscatto.

Pertanto, scrivi di persone insoddisfatte.

Qualsiasi commento, scrivilo nel post.

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I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 5° – Quando hai un’idea, scrivila subito!

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

5 – Quando hai un’idea, scrivila subito!

Ti è mai venuta l’ispirazione per un passo del tuo romanzo mentre sei alla guida? Ti è mai venuta in mente un’idea quando guardi un film?

A me è capitato molte volte. Una volta mentre stavo guidando in autostrada, ascoltavo la radio e il DJ raccontò di un episodio accaduto in Kenia di una veterinaria che aveva tolto uno scarpone dalla bocca di un coccodrillo perché non riusciva più a mangiare. Era il passo che mi mancava per dare creatività alla mia storia. Tuttavia, quando arrivai a destinazione, mi ricordavo la metà dei dettagli che lo speaker aveva descritto. Da allora, quindi ho imparato a fermarmi e a scriverla subito. Anche quando guardo un film e trovo un dialogo interessante, lo interrompo per un attimo e scrivo ciò che mi ha colpito. Solo dopo aver terminato, riprendo la visione. Perché se aspetti troppo tempo o ti distrai con altri argomenti, l’idea svanisce oppure non è altrettanto nitida come appena accaduta.

Anche Rushdie sostiene che gli succeda la stessa cosa. Lui descrive soprattutto le idee e le osservazioni che sorgono al momento del risveglio e suggerisce di stenderle immediatamente quando ti colpiscono.

“Ci sono cose che senti, emozioni che provi… e se non le scrivi in ​​quell’istante, non le ricorderai mai più. Quindi, abituati a trascrivere subito le tue osservazioni“. È la sintesi del contenuto.

Fatemi sapere se capita anche a voi. Un caro saluto.

I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 4° – Distingui tra stile e voce

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

4 – Distingui tra stile e voce

Lo stile è il modo in cui il narratore racconta. La voce è il segno distintivo dell’autore, l’impronta digitale. Lo stile può essere paragonato all’inflessione dialettale, che a volte incide anche nei termini lessicali. In tanti che appartengono alla comunità parlano con quell’inflessione, ma la voce rimane inconfondibile per ognuno di essi.

Rushdie ricalca questo concetto affermando:

“Lo stile è il modo in cui scegli di aderire – o di infrangere – le regole della forma classica. La voce è il tuo tocco come autore. È ciò che rende unica la tua opera. Lo stile dipende dal pezzo, la voce no. La tua voce si mostra in qualsiasi storia tu stia scrivendo.”

Rushdie dichiara che ogni romanzo può avere regole specifiche di scrittura. Se, ad esempio, ambientassimo la nostra opera al 1800, i personaggi dovrebbero utilizzare il “voi” e non il “lei”, dovrebbero usare una terminologia più ricercata, porre molta attenzione ai costumi e alle usanze di quel periodo. Oppure, se tu stessi descrivendo un personaggio rozzo all’interno di un carcere, dovresti utilizzare un linguaggio più grezzo, meno curato, con errori di lessico, con termini codificati, tipici dell’ambiente in cui si muove.

In sintesi, Rushdie dichiara che ogni pezzo di scrittura richiede decisioni stilistiche specifiche.

Invece, la tua voce non ti abbandonerà mai, potrà evolversi, derivare leggermente seguendo le modifiche del tuo carattere o della tua personalità, adeguarsi ai toni difficili che stai vivendo, ma resterà sempre la tua voce e ti seguirà in tutto ciò che scrivi.

Lasciatemi commenti se vi va.

I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 3°

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

3 – Lavora vicino al toro

Rifacendosi a un’idea di Hemingway che diceva che la corrida di oggi è troppo perfetta e il matador resta tanto vicino al toro che sembra quasi necessario disporre di un toro su ordinazione, Rushdie sottolinea come in realtà chi scrive dovrebbe essere come i più grandi matador e restare il più vicino possibile al toro.

Più vicino è il matador all’animale pericoloso, più l’esperienza è indimenticabile per lo stesso professionista e per il pubblico.

Pur considerando la corrida uno spettacolo crudele e non di suo interesse Rushdie ribadisce che l’atteggiamento del matador può essere utile agli scrittori. Se ci avviciniamo al pericolo tanto da renderlo scottante come un fuoco per chi legge, la storia assume un significato indimenticabile come la più pericolosa delle corride.

Per fare un esempio, se stiamo descrivendo una persona nascosta in una casa pronta a colpirci, dovremo descrivere i dettagli di ogni movimento del protagonista nella direzione del potenziale assassino; raccontare le immagini in penombra, gli scricchiolii del pavimento, il rumore del respiro, la sensazione di paura, l’immagine riflessa della cucina sottosopra, il tentativo di fuggire e l’essere rincorsi dal potenziale assassino. Tutti elementi che sappiamo ben descrivere e che dobbiamo farli percepire come se li vivessimo noi stessi in prima persona.

Durante il prossimo articolo tratteremo un altro consiglio: la capacità di distinguere tra stile e voce.

I consigli di scrittura di Rusdie in pillole – 2°

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

  1. Scrivi di argomenti “profondamente necessari”

Il modo migliore di descrivere un argomento è farlo attraverso la nostra esperienza personale. Nora Roberts disse “Se hai vissuto fino a diciannove anni, hai materiale per i tuoi romanzi per tutta la vita.” E lei, ricordiamolo, è una delle scrittrici più prolifiche della storia della letteratura. Scrive per otto ore tutti i giorni. Anche se decidiamo di scrivere romanzi, facciamolo attraverso l’ispirazione che ci deriva dalla nostra esperienza. Lo troveremo stimolante perché viene dal nostro profondo e risuonerà più autentico.

Rushdie ribadisce che siccome ci sono già milioni di libri nel mondo, non serve aggiungerne un altro all’elenco. L’unica ragione perché questo sia apprezzato e riconosciuto è che sia “profondamente necessario” e personale. Questo concetto può essere difficilmente declinabile se non attraverso le emozioni.

Se durante la stesura del nostro romanzo, ci emozioniamo, probabilmente il nostro lettore farà altrettanto. Io ho un paio di romanzi che ho iniziato e mollato a metà perché non mi trasmettevano l’emozione di cui ho bisogno per sentire il libro veramente mio, la storia parte della mia esperienza.

I consigli di scrittura di Rusdie in pillole

Salman Rushdie è uno scrittore di origine indiana e naturalizzato inglese, il cui stile molto controverso viene catalogato come “realismo magico”. Salito alla cronaca dopo aver pubblicato nel 1988 “Versi satanici” ed essere diventato tra i più ricercati di Al Qaeda, con numerose minacce di morte e un tentato omicidio nel 2022 durante una conferenza stampa.

Ho raccolto sul web alcuni consigli che lo scrittore racconta nella sua masterclass e ve li propongo in pillole, approfonditi con considerazioni ulteriori, una per ogni articolo del blog.

  1. Impara da te stesso

Il tempo presente, dominato dal vivere superficiale, sembra aver dimenticato l’importanza decisiva di un’autentica e profonda conoscenza di sé. Quando Socrate esortava i propri giovani seguaci a scendere nella propria interiorità, conoscerne i lati oscuri e gli spiragli di luce, esaminare il proprio essere più profondo al fine di raggiungere l’essenza della verità, aveva l’obiettivo di renderli consapevoli e ogni giorno migliori. Come sancito nell’Agamennone di Eschilo dal principio “non c’è conoscenza senza sofferenza”, si comprende come il percorso di approfondimento interiore sia lungo e faticoso.

Ma la scrittura, invece di attenderci al termine del cammino, ci aiuta a percorrerlo, anticipando i nostri passi e guidandoli mediante lo sforzo che ogni scrittore compie per descrivere la propria esperienza attraverso i libri. Quando Rushdie dichiara che il modo migliore per attingere alla tua abilità di scrittura sia acquisire familiarità intima con te stesso e con tutto ciò che risulta importante per te, racconta proprio questo sentiero, racconta dei più grandi talenti nella scrittura che conoscono le proprie motivazioni e le loro più profonde difficoltà ma attingono a quella conoscenza di sé per produrre un’opera che i lettori possano ricordare.

Gran parte dell’abilità dello scrittore deriva dalla tua comprensione di chi sei e di cosa hai bisogno di dire al mondo.“, afferma Rushdie.

100.000 parole

Forse vi chiederete il perché di questo titolo. Chi si diverte a scrivere libri, sa che 100.000 parole rappresentano un libro di 400-500 pagine. Un traguardo importante e difficile da raggiungere. Nessuno dei miei quattro romanzi ha superato le 60.000 parole, ma con il quinto sto cercando di avvicinarmi il più possibile a questo traguardo. Perché?

Da accanito lettore ho scoperto di provare più piacere a leggere libri lunghi (ovviamente ben scritti) rispetto a quelli brevi. E ho scoperto che i libri corposi vendono maggiormente di quelli smilzi. Credo di aver trovato tre convincenti ragioni:

  1. Abitudine allo stile narrativo – quando inizio un romanzo sono costretto a tornare qualche volta su frasi già lette per comprenderne a fondo il significato. Mentre verso la fine del libro la mia lettura scorre più veloce. Ci siamo mai chiesti il perché? Perché lo stile narrativo si assimila, ci si avvezza alle parole utilizzate, ai ritmi, alle espressioni e ci si innamora pian piano di ciò che l’autore descrive. Chi vorrebbe interrompere una storia d’amore?
  • Rapporto qualità (quantità)/prezzo – i volumi più lunghi costano poco di più di quelli brevi ma impegnano molto più tempo nel piacere della lettura. Anche solo per una questione meramente economica, i lettori preferiscono aver speso bene i propri soldi e crogiolarsi in una storia di valore che dura a lungo.
  • Effetto grande lettore – ai lettori piace essere ammirati dagli amici per il numero di pagine lette al mese, per la quantità di libri depennati dalla lista dei preferiti. Si confrontano con amici, lo scrivono sui blog, ne fanno un vanto quando nella sala di aspetto leggono un libro di spessore (non solo letterario). Si genera l’effetto maratona, rispondendo alle domande del tipo: “quanto tempo ci hai messo a leggere l’ultimo di Ken Follet?” con “una settimana”

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Il fascino degli pseudonimi

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Tutti conosciamo Agatha Christie per la sua capacità iconica di intrecciare storie misteriose con una svolta inaspettata e un cast di personaggi familiari, come, ad esempio, Hercule Poirot e Miss Marple. Ma durante il suo successo come rinomata autrice di gialli, Agatha Christie decise di scrivere e pubblicare storie rosa in agrodolce sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott, Lo scellse con estrema cura. Mary era il secondo nome di Agatha e Westmacott era un nome di famiglia. Sorprendentemente, i fan hanno impiegato quasi vent’anni a scoprire la connessione tra le due autrici.

Tutti gli appassionati di lettura conoscono George Orwell soprattutto per i suoi romanzi di critica politica “1984” e “La fattoria degli animali”. Ma non tutti sanno che George Orwell era lo pseudonimo di Eric Arthur Blair, appassionato attivista politico, saggista, giornalista e autore americano. Poiché il suo primo libro, “Senza un soldo a Parigi e a Londra”, pubblicato nel 1933, era uno spaccato di storia personale, Blair decise di usare il famoso pseudonimo in modo che la sua famiglia rimanesse ignara di un periodo critico della sua vita trascorso in povertà. Lo pseudonimo scelto da Blair era una combinazione di San Giorgio d’Inghilterra e il fiume Orwell, uno dei suoi luoghi preferiti. Il resto della sua carriera di scrittore è storia della letteratura, al punto da aver generato il neologismo “orwelliano” per intendere il pensiero sull’utopia negativa, sul totalitarismo e sulle sue diverse, possibili manifestazioni.

Benjamin Franklin è un nome che spesso ci fa immaginare un uomo in piedi in mezzo a un campo, con l’aquilone in volo, la chiave attaccata al filo, per quanto falsa possa essere questa storia. Sebbene molti riconoscimenti siano attribuiti a questo padre fondatore, un aspetto della sua vita rimane ancora in gran parte sconosciuto. Il fratello di Benjamin Franklin, James, possedeva un giornale chiamato “The New-England Courant”. Il giornale si è concentrato principalmente sulla critica e l’argomentazione contro le opinioni politiche e religiose di Boston. Benjamin Franklin, allora sedicenne, voleva fare il suo debutto come giornalista per il giornale di suo fratello. Ma invece di seguire la strada tradizionale, Franklin ha scelto di infilare una busta con le sue osservazioni sotto la porta dell’ufficio del giornale usando lo pseudonimo di Mrs. Silence Dogood. Ha scritto quattordici articoli con questo pseudonimo e tutti sono stati ben accolti. I primi due pezzi raccontano un estratto della sua vita. La prima in particolare, inizia come segue:

“Al momento della mia nascita, i miei genitori erano a bordo della nave nel loro viaggio da Londra al nord dell’Inghilterra. Il mio ingresso in questo mondo tormentato fu accompagnato dalla morte di mio padre, una disgrazia che, sebbene non fossi allora capace di intendere, non potrò mai dimenticare. Mentre lui, pover’uomo, stava sul ponte della nave, gioendo per la mia nascita, un’onda spietata lo travolse e in un attimo lo gettò in mare e se lo portò via. Così fu il primo giorno che aprii gli occhi, e l’ultimo che fui visto da mio padre; e così la mia sconsolata mamma fu divenne madre e vedova in un colpo solo.”

C.S. Lewis è considerato uno dei padri della narrativa fantasy e uno degli autori più noti e influenti del nostro tempo, producendo libri importanti come “Le lettere di Berlicche”, “Il cristianesimo così com’è”, “Lontano dal pianeta silenzioso” e, naturalmente, la serie “Le cronache di Narnia”. Ma molto prima di diventare un famoso autore fantasy, C.S. Lewis ha prodotto due libri con lo pseudonimo di Clive Hamilton. Lo pseudonimo era una combinazione del nome di Lewis, Clive, e del nome da nubile di sua madre, Hamilton. “Spirits in Bondage” è stata la prima opera di poesie pubblicata di Lewis sotto tale pseudonimo, pubblicata quando aveva solo vent’anni ed era appena tornato dal servizio militare. Ha continuato la carriera di poeta pubblicando il lavoro successivo, “A Cycle of Lyrics” (“Dymer” fonte Wikipedia). Tuttavia, entrambi i libri hanno attirato poca attenzione, quindi l’autore ha deciso di dedicarsi alla narrativa. E tutto il mondo è felice che lo abbia fatto!

J.K. Rowling è un nome ormai famoso, principalmente per la serie di Harry Potter. Talento innato, a sei anni scrisse la storia di Rabbit, un coniglio malato di morbillo, mentre a dodici scrisse un romanzo che trattava di sette diamanti maledetti. Ma sapete che la celeberrima autrice ha scritto anche sotto lo pseudonimo maschile di Robert Galbraith? Nello specifico si tratta di cinque libri polizieschi appartenenti ad una serie intitolata Cormoran Strike, dal nome del personaggio principale, investigatore privato e veterano della guerra in Afghanistan. L’autrice ha ammesso che le piace scrivere sotto un personaggio maschile, affermando di essere stata ispirata da autori come Agatha Christie, Ruth Rendell e P.D. James. La Rowling desiderava “cominciare da zero” con la serie Cormoran Strike, non volendo che il successo dei suoi altri romanzi influenzasse il feedback che avrebbe ricevuto. Questo obiettivo non fu tuttavia raggiunto, in quanto la reale paternità del primo romanzo della saga, intitolato “Il richiamo del cuculo” venne ben presto scoperta. Amazon ha dichiarato che le vendite del libro sono aumentate di circa il 500.000% nella sola mattinata dopo la notizia della reale identità dell’autrice.

Il nome dello pseudonimo era stato creato in parte a causa di Robert F. Kennedy, l’eroe della Rowling, e di un sogno d’infanzia di essere ribattezzato “Ella Galbraith”.

Nora Roberts è un’autrice di fama mondiale di oltre 225 romanzi rosa a sfondo thriller, al punto da essere stata la prima autrice inserita nella Romance Writers of America Hall of Fame. Oltre ad essere una grandissima scrittrice, era anche una cintura nera nell’utilizzo di pseudonimi, addirittura tre, per la pubblicazione dei suoi romanzi.

Forse quello più conosciuto era J.D. Robb, mediante il quale ha iniziato a pubblicare romanzi thriller, con la promessa di attirare una fascia completamente nuova di lettori. Da quando ha debuttato il nono libro della serie In Death, ogni singolo romanzo di J.D. Robb ha raggiunto la lista dei bestseller del New York Times. Roberts non ha rivelato la sua vera identità fino all’uscita del dodicesimo libro. Ciò ha generato una vera e propria rivoluzione frenetica tra i fan romantici di Robert che cercavano gli altri suoi libri. Roberts, nonostante i suoi 72 anni non mostra segni di voler smettere di pubblicare sotto J.D. Robb, e nonostante gli oltre quaranta libri, continua a essere molto ricercata dai suoi appassionati lettori.

Conosciamo tutti e amiamo l’iconica storia di “Piccole Donne”, scritta da Louisa May Alcott, uno dei romanzi femministi più famosi della storia. Il libro ha dato origine anche ad un paio di film magistralmente interpretati da Katherine Hepburn e Elizabeth Taylor. Ma anche la Alcott utilizzava pseudonimi. Con quello di Flora Fairfield iniziò a scrivere poesie e racconti per riviste nel 1852, mentre con quello di A. M. Barnard ha pubblicato quattro romanzi. Il suo anonimato come autrice principalmente per bambini terminò rapidamente dopo la pubblicazione di Piccole donne nel 1868, sebbene continuasse a scrivere storie rivolte alla fascia adulta sotto i suoi altri pseudonimi.

Louisa May Alcott lasciò una bella eredità dopo la sua morte a 56 anni. Le sue storie hanno ispirato un amore per la lettura che molti autori cercheranno per sempre di replicare.

Se ti è piaciuto l’articolo, fammelo sapere. Un abbraccio.

Scrivere, un’abitudine quotidiana

“Una delle principali credenze popolari intorno alla scrittura è che per praticarla dobbiamo avere ampi spazi di tempo senza interruzioni. Nel mio caso particolare, non ho mai goduto di quelle massicce porzioni del mio tempo”.

Queste parole non sono mie, ma di Julia Cameron, un’autrice di bestseller internazionali che ti invita a scrivere godendoti il ​​processo, il piacere di scrivere e rendendolo un’abitudine. Perché, proprio come la lettura, anche la scrittura può essere un piacere quotidiano.

Nel suo libro “The Writer’s Way”, Julia Cameron aggiunge che “l’ossessione di avere un po’ di tempo causa spesso il famigerato blocco dello scrittore”.

Spiega che “la bugia “se solo avessi più tempo” è un modo interessante per chiudere gli occhi di fronte alla stesura del libro. Le frasi giuste compaiono in qualsiasi momento. Basta porre la giusta attenzione, rubare i momenti, strappare le frasi dalla quotidianità e potremo avere un romanzo senza il lusso del tanto tempo.

Ecco perché se vuoi scrivere un libro, la mia raccomandazione di oggi è la stessa che Julia dà nel suo libro: “comincia da dove sei”. Perché se vuoi scrivere e pubblicare un libro, la prima cosa che devi fare è iniziare. Può darsi che la situazione ideale non arrivi mai e che l’anno sabbatico richieda decenni per arrivare.

Il panorama letterario italiano e internazionale è pieno di esempi di autori che hanno scritto e pubblicato i loro libri in tempi record, pur mantenendo le loro attività quotidiane, il lavoro, gli obblighi familiari o gli hobby.

Nei libri di Julia Cameron puoi trovare esercizi per stimolare la creatività e per migliorare la scrittura. Ma, se sei ancora indeciso se scrivere un libro, se hai una storia che ti rimbalza in testa, non perdere tempo. Comincia a scrivere.

Un abbraccio,

Il potere della punteggiatura

Oggi voglio parlarvi dell’importanza di punteggiare bene i nostri testi.

Potreste dirmi: “Beh, Io sono un esperto e ho sempre punteggiato correttamente i miei testi”.

Questo è plausibile. Tuttavia, l’attenzione che mettiamo nella punteggiatura ha un valore talvolta essenziale.

Perché? Bene, perché una virgola può salvarci la vita.

Lasciate che vi racconti un aneddoto che José Antonio Millán include nel suo libro “Il perdono, impossibile” che si riferisce all’imperatore Carlo V, al cui tavolo gli giunse una sentenza da firmare, che recitava così:

“Perdono impossibile, che la pena sia eseguita.”

Carlos V aveva avuto una buona giornata ed era di ottimo umore. Così, prima di firmarla ha spostato la virgola nella seguente posizione:

“Perdono, impossibile che la pena sia eseguita.”

E così una virgola ha cambiato la sorte di qualcuno che era già stato condannato.

Detto questo, attenzione al potere della virgola.

Diamo un’occhiata a un altro esempio. Il significato di questa frase:

“Le ragazze che erano nel cortile erano spaventate”

È differente da:

“Le ragazze, che erano nel cortile, erano spaventate”

Vedi la diversità? Nella prima frase alludiamo ad una parte delle ragazze, quelle che erano in cortile, mentre nella seconda diciamo che tutte le ragazze erano in cortile e si sono spaventate.

Fai molta attenzione, quindi, all’uso delle virgole perché possono cambiare il significato della tua frase.

Se hai dei dubbi su dove inserire un punto o una virgola, usa un trucco molto semplice: leggi ad alta voce.

In questo modo, quando fai un respiro in ogni punteggiatura, saprai se ha senso all’interno della frase o del paragrafo in cui si trova.

Lasciatemi vostri sempre graditi commenti.

Dimmi cosa leggi e ti dirò come scrivi

Qualunque sia il genere letterario e l’argomento su cui intendiamo scrivere, c’è una cosa che dovremmo fare prima di iniziare: leggere molto, soprattutto i grandi classici della nostro genere letterario.

Immaginiamo, ad esempio, di voler scrivere un romanzo storico. Prima di iniziare a scrivere, dovremmo aver letto almeno Ken Follett, Valerio Massimo Manfredi, Santiago Posteguillo e Arturo Pérez-Reverte.

Questo vale anche nel caso in cui desiderassimo scrivere e pubblicare un saggio. Ad esempio, se vuoi scrivere un libro sullo sviluppo personale, dovrai aver letto Robin Sharma, Oliver Blanchard, Tim Ferriss, Robert Kiyosaki e Rhonda Byrne.

Ci chiederemo: “Perché dobbiamo farlo?” Per due ragioni fondamentali: per il tuo editore e per i tuoi lettori.

Quando un editore valuta il nostro lavoro, ad esempio un romanzo giallo, la cosa più normale è scegliere un editore che pubblichi collane di questo genere o almeno che abbia pubblicato romanzi di genere. In questo caso ne conoscerà i codici.

Per codici intendo il modo di presentare la storia lasciando una serie di indizi affinché il lettore cerchi di indovinare chi è l’assassino o cosa sia realmente accaduto.

Pertanto, è importante conoscere questi codici, usarli e rispettarli perché altrimenti l’editore penserà che non siamo autori cu cui puntare.

In altre parole, l’editore deve essere certo che si abbia una perfetta padronanza del nostro genere letterario.

Lo stesso vale per il lettore che sarà sicuramente un appassionato del genere e rileverà distonia tra ciò che abbiamo scritto e ciò che ha letto nei romanzi dei grandi scrittori classici di genere.

Pensiamo che il nostro manoscritto sia come un esame. Quando il libro raggiunge le mani del lettore, ci esaminerà e valuterà il nostro grado di preparazione. Se vedrà che il nostro libro non rientra nei parametri della disciplina, non lo consiglierà. Se questo accade sarà molto difficile che scatti il fenomeno del passaparola e, quindi, che il nostro libro diventi un bestseller. Ci conviene quindi prepararci coscienziosamente.

L’immortale scrittore argentino Jorge Luis Borges diceva che “il paradiso deve essere come una biblioteca”. Durante un’intervista aveva affermato di sentirsi più orgoglioso di ciò che aveva letto che di ciò che aveva scritto.

La maggior parte degli scrittori che ammiriamo avrà sicuramente innumerevoli consigli letterari da proporci (cerca nei loro social network e li troverai sicuramente), a testimonianza che un buon scrittore è sempre un lettore incallito.

Insomma, e come dice il titolo di questa articolo: dimmi cosa leggi e ti dirò come scrivi.

Mettiti comoda e leggi

Giovane, laureata e abitante in una metropoli. Ecco lo stereotipo della lettrice italiana. Fate in modo che abbia il vostro libro sempre in cima alla lista.

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La paura dei fulmini di James Joyce

Tutti conoscono il grande scrittore irlandese James Joyce, non tanto per la sua limitata produzione letteraria, quanto per l’importanza che l’autore ha rappresentato nello sviluppo della corrente modernista. Proprio per la sperimentazione linguistica nelle sue opere (soprattutto Ulisse e Finnegans Wake), è ritenuto uno dei migliori scrittori del XX secolo e della letteratura di ogni tempo.

Non tutti sanno tuttavia che James Joyce era letteralmente terrorizzato da tuoni e fulmini.

La ceraunofobia è una fobia comune nell’essere umano, specialmente tra i bambini. I sintomi includono attacchi di panico, difficoltà respiratorie, tachicardia, sudorazione e nausea. Molti di coloro che soffrono di questa fobia cercano riparo in ogni luogo in cui non si vede né si sente il temporale.

James Joyce ne era letteralmente terrorizzato e si rifugiava sotto le coperte quando c’era un nubifragio. Tale paura pare essere un residuo della sua infanzia, quando la sua governante cattolica lo convinse che i temporali erano un segno della rabbia di Dio. Questa paura rimase con Joyce fino all’età adulta, contribuendo probabilmente anche a ispirare una parola di 100 lettere che Joyce ha coniato nel suo romanzo finale, Finnegans Wake. Bababadalgharaghtakamminapronnkonnbronntonnepronntuonnthunntrovarrhounawnskawntoohoohoordeenenthurnuk, che appare sulla prima pagina e ha lo scopo di descrivere il rombo di tuono a seguito della caduta di Adamo ed Eva.

6A – La quarta di copertina

La quarta di copertina è un termine ben conosciuto da tutti coloro che amano scrivere libri e conoscono l’importanza che questa riveste nella vendita della nostra opera letteraria.

Si chiama così perché nei formati classici di libri le pagine erano realmente quattro, mentre oggi, la seconda e la terza sono sempre più spesso bianche. Questo aspetto fornisce alla quarta di copertina un’importanza ancora maggiore. Vediamo perché.

Mentre l’immagine accattivante e il titolo intrigante della prima di copertina catturano il potenziale lettore e lo spingono ad afferrare il libro, oppure a cliccare sull’immagine per aprire la pagina dedicata, la quarta di copertina lo stimolano all’acquisto. La leva principale è la sinossi, detta anche riassunto. Deve essere scritta in modo chiaro e stimolante fornendo una panoramica del contenuto, dei personaggi principali al fine di incuriosire il lettore, lasciandolo tuttavia in sospeso, senza svelare gli intrecci e soprattutto il finale. Essendo questa parte estremamente importante, di solito se ne occupa l’editore. Nel caso di autopubblicazione, suggerisco di farla redigere da esperti, che si trovano facilmente sul web e che possono fare la differenza nel successo del nostro manoscritto.

L’immagine dell’autore con una breve biografia con percorso accademico, professionale e qualche curiosità personale, forniscono inoltre al potenziale acquirente un quadro più completo sul volume, avvicinandolo empaticamente all’autore. La quarta di copertina contiene insomma tutta una serie di informazioni concentrate ma tattiche che dovrebbero convincere il lettore ad acquistare il libro.

infine, aggiungiamo anche recensioni, frasi a effetto, incipit e citazioni di critica, eventuali concorsi vinti, precedenti opere di successo. insomma mescoliamo tutto ciò che può servire per generare un cocktail efficace alla vendita. se abbiamo la possibilità inseriamo anche qualche “blurb”: ossia i pareri sul libro in questione scritti da personaggi influenti, come book bloggers.

Esistono poi alcuni spazi dedicati ad elementi tecnici, come il codice ISBN, il codice a barre e il prezzo del libro.

Lo scrittore di “bufale”

Il falso Navajo

Timothy Patrick Barrus, noto anche come Tim Barrus (nato nel 1950), è un autore e assistente sociale americano noto soprattutto per aver pubblicato tre “memorie” tra il 2000 e il 2004 sotto lo pseudonimo di Nasdijj, con cui si è presentato come un Navajo.

Raccontò della sua orribile vita. Nato da un padre bianco violento e da una madre Navajo alcolizzata, Nasdijj ha perso sua madre all’età di sette anni ed è stato poi violentato ripetutamente da suo padre. Da ragazzo, vagava da un campo per migranti all’altro, proteggendo il suo fratellino.

Nel 1999, scrisse su Esquire di aver avuto un figlio che soffriva di sindrome alcolica fetale (FAS), che dopo il sesto compleanno, era morto tra le sue braccia. Il pezzo andò così bene che si guadagnò un contratto per un libro. In seguito scrisse su come aveva adottato una giovane vittima dell’AIDS, solo per vederla morire tra le sue braccia, proprio come il suo primo figlio.

I libri sono stati acclamati dalla critica e Nasdijj ha ricevuto numerosi premi letterari e riconoscimenti dalle principali istituzioni. Le sue “memorie”, che trattavano dei problemi dei due bambini adottati, sono state acclamate anche da Child Rights e attivisti dell’HIV / AIDS che si battevano per una maggiore consapevolezza dei bambini americani che vivono in condizioni acute rischio.

L’autore Sherman Alexie sospettava che Nasdijj stesse prendendo in prestito storie di altri scrittori nativi americani, incluso il suo. Il professore navajo Ivan Morris notò inoltre come Nasdijj affermasse che sua madre apparteneva al Water Flowing Clan, un gruppo che nella realtà non esiste. Era anche dubbioso per il nome dell’autore. Secondo lo scrittore, “Nasdijj” significa “diventare di nuovo”, ma a parere del professore, non esiste una parola del genere nella lingua Navajo. Infine, nel 2006, LA Weekly ha denunciato Nasdijj per frode. Il suo vero nome era Timothy Patrick Barrus. Non aveva un fratellino o un figlio con la FAS, non aveva mai adottato un bambino con l’AIDS e non era nemmeno un Navajo. Tuttavia, aveva molta esperienza di scrittura. In una vita passata, Barrus ha scritto “Porno in pelle gay” e ha persino coniato il termine “pelle illuminata”. E, per finire, “Nasdijj” non è stata la sua prima bufala. Una volta, ha scritto un romanzo sul periodo in cui ha combattuto in Vietnam e, come probabilmente avremo intuito, Barrus non è mai stato nell’esercito. Barrus alla fine ha confessato l’imbroglio, sostenendo che nessuno ha prestato attenzione al suo lavoro fino a quando non ha inventato Nasdijj. Tragedia e ironia in parti uguali, dato che nessuno ora se lo fila veramente.

YABA finalmente in libreria

Estratto di YABA

Il volume vincitore del concorso “Poesia, prosa e Arti figurative 2021” é finalmente in libreria.

Guardate la video recensione sull’autorevole blog “leggere a colori

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Lo scrittore assassino

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Ricordi quando O.J. Simpson pubblicò un libro che descrisse come avrebbe ipoteticamente ucciso Nicole Brown Simpson e Ronald Goodman? Non è stato l’unico autore che è riuscito a uccidere sua moglie sotto forma di libro. Solo che la storia di Richard Klinkhammer ha avuto un tocco maggiore di creatività.

Klinkhammer era uno scrittore olandese con un problema con l’alcol e una moglie di nome Hannelore scomparsa misteriosamente nel 1991. I poliziotti consideravano Klinkhammer il loro principale sospettato, ma dopo aver messo sottosopra la sua casa e la sua proprietà, hanno dovuto rinunciare al caso, non avendo trovato alcuna prova. Non riuscirono nemmeno a trovare il ben noto corpo del delitto. Un anno dopo, Klinkhammer scrisse una storia sulla sua sposa in fuga, un romanzo intitolato “Wednesday, Ground Meat Day”. Il libro era diviso in sette segmenti cruenti che descrivevano in dettaglio i diversi modi in cui avrebbe potuto uccidere sua moglie. In un capitolo, la infila persino in un tritacarne e poi fa mangiare la sua carne agli uccelli. Il suo editore rifiutò di pubblicarlo perché pensò che fosse troppo esagerato. Inoltre, anche il modo con il quale questo libro è stato scritto era orribile. Tuttavia, la voce della sua sensazionale storia si è diffusa in tutta la scena letteraria olandese e Klinkhammer è diventato una celebrità. Ha venduto la sua casa a una giovane coppia, si è trasferito ad Amsterdam e ha iniziato a comparire alle feste letterarie e ad apparire in programmi TV. Mentre si godeva la sua ritrovata notorietà, la coppia che aveva comprato la sua casa decise di voler apportare alcune modifiche al cortile, come abbattere quel vecchio capannone sul retro. Quando hanno scavato le fondamenta, hanno scoperto uno scheletro. Quando i poliziotti hanno raccolto Klinkhammer, l’autore ha confessato che il suo libro era un’autobiografia. Ma invece di usare un tritacarne, aveva colpito sua moglie in testa. Tuttavia, a Klinkhammer gli è andata bene. È stato condannato a solo sei anni di carcere e ne ha scontati solo la metà. Non solo. Dopo essere tornato libero nel 2003, ha effettivamente trovato un editore che ha accettato di pubblicare il suo brutto romanzo.

YABA – IN USCITA A BREVE